sabato 31 dicembre 2011

Il racconto di Capodanno


I GATTI DI ULTHAR
di H.P. Lovecraft - (15 giugno 1920)

Si dice che a Ulthar, oltre il fiume Skai, non si possono uccidere i gatti, e mentre guardo la bestiola accoccolata a far le fusa davanti al caminetto, non ho nessun motivo per dubitarne. Enigmatico, il gatto è affine a quelle strane cose che l’uomo non può vedere. È lo spirito dell’antico Egitto, depositario dei racconti a noi giunti dalle città dimenticate delle terre di Meroe e Ophir. E parente dei signori della giungla, erede dell’Africa oscura e feroce. La Sfinge è sua cugina, e lui parla la sua lingua; ma il gatto è più vecchio della Sfinge, e ricorda ciò che lei ha dimenticato.
A Ulthar, prima che i cittadini proibissero l’uccisione dei gatti, vivevano un anziano contadino e sua moglie, i quali si dilettavano a intrappolare e ammazzare i gatti dei loro vicini. Non so immaginare i motivi di questo peculiare passatempo, oltre al fatto che molte persone non sopportano i miagolii notturni dei gatti e non vedono di buon occhio il fatto che all’imbrunire si aggirino furtivamente nei giardini e nei cortili. Ad ogni modo, qualunque fosse la ragione, fatto sta che questo vecchio e sua moglie provavano un morboso piacere nel catturare e uccidere ogni gatto che si avvicinasse al loro tugurio. Inoltre, a giudicare dai rumori che si udivano dopo il tramonto, molti degli abitanti di Ulthar erano propensi a ritenere che il modo in cui i due coniugi uccidevano le malcapitate bestiole fosse assai particolare. Tuttavia, di ciò gli abitanti del villaggio non ragionavano mai con i due anziani, Scoraggiati dall’espressione che abitualmente vedevano sulle loro facce avvizzite, e dal fatto che la loro abitazione, una minuscola catapecchia, sorgesse sul retro di un terreno abbandonato, racchiuso nel folto di un querceto che la celava quasi totalmente alla vista.

I proprietari di gatti detestavano quella strana coppia, ma la paura che quei due incutevano superava l’odio. Di conseguenza, anziché ammonirli e trattarli come brutali assassini, si limitavano a impedire con estrema attenzione che un amato gattino domestico o selvatico predatore di topi si aggirasse intorno alla solitaria bicocca sotto gli alberi oscuri. Quando, però, per una inevitabile distrazione, un gatto spariva e si udivano i ben noti rumori al calare del buio, il proprietario della bestiola scomparsa non poteva far altro che lamentarsi impotente, o consolarsi ringraziando il fato che a sparire non fosse stato uno dei suoi figlioli. Perché gli abitanti di Ulthar erano gente semplice, e nulla sapevano sull’origine e la provenienza dei gatti.
Accadde un giorno che una carovana di strani nomadi delle terre del sud giungesse nelle strade acciottolate di Ulthar. Avevano la pelle scura, ed erano diversi dagli altri girovaghi che attraversavano il villaggio due volte all’anno. Predissero la sorte per una moneta d’argento nella piazza del mercato, e acquistarono collane colorate dai mercanti. Nessuno sapeva immaginare da quale paese provenissero questi curiosi stranieri. Alcuni li udirono recitare strane preghiere, e non si tardò a notare le strane raffigurazioni dipinte sui fianchi dei loro carri: esseri dal corpo umano e la testa di gatto, falco, ariete o leone. Il capo della carovana portava un copricapo dal quale spuntavano due corna, e tra queste campeggiava un curioso disco.

Tra i vagabondi della singolare carovana faceva spicco un ragazzino, orfano di entrambi i genitori, la cui sola compagnia era un piccolo micetto nero per il quale mostrava tenero affetto. La peste non era stata indulgente con lui, fortunatamente gli aveva lasciato quel grazioso batuffolo di pelo ad alleviare la sua tristezza; e si sa, quando si è piccoli è facile trovare conforto nelle simpatiche moine di un gattino nero. Cosicché, il ragazzino, che quei nomadi dalla pelle scura chiamavano Menes, passava più tempo a ridere che a piangere quando sedeva a giocare col suo grazioso micino sulla scaletta di un carro adorno di quegli strani disegni.
La mattina del terzo giorno trascorso a Ulthar dai girovaghi, Menes non trovò il suo gattino. Scoppiò in singhiozzi, e sentendolo piangere così forte nella piazza del mercato, alcune persone gli raccontarono del vecchio e di sua moglie, e dei rumori che si sentivano di notte. Nell’udire quei racconti, Menes smise di piangere e prese a riflettere, poi cominciò a pregare. Alzò le braccia verso il sole e pregò in una lingua che suonò incomprensibile a tutti. In verità, nessuno si sforzò di capire ciò che diceva, in quanto l’attenzione dei presenti era rivolta al cielo e alle strane forme che le nuvole andavano assumendo. Si trattò di un fenomeno stranissimo: mentre il ragazzo mormorava la sua supplica, sembravano prender forma nel cielo nebulose figure di creature esotiche, ibridi esseri coronati da dischi a due corna. La Natura abbonda di illusioni che impressionano la fantasia.
Quella notte i girovaghi lasciarono Ulthar per non farvi mai più ritorno. E una sottile inquietudine assalì i cittadini allorché si accorsero che in tutto il villaggio non vi era più un solo gatto. Da ogni focolare la domestica bestiola era sparita senza lasciar traccia: gatti grossi e piccini, neri, grigetti, tigrati, gialli e bianchi. Il vecchio Kranon, il califfo, accusò i nomadi dalla pelle nera di aver rapito tutti i gatti del villaggio per vendicare l’uccisione del gattino di Menes, e maledì la carovana e il ragazzino.
Ma Nith, il magro notaio del paese, reputava assai più sospettabili il vegliardo e la moglie, giacché l’odio di quei due per i gatti era ben noto a tutti, e diventava sempre più sfrontato. Ciò nondimeno, nessuno osò protestare apertamente contro la sinistra coppia; neppure quando il piccolo Atal, il figlio del locandiere, giurò di aver visto tutti i gatti di Ulthar radunarsi al tramonto nel campo maledetto nascosto dalle querce. Non solo; li aveva visti sfilare lentamente in circolo intorno alla capanna, in fila per due, come se stessero celebrando un misterioso rito bestiale. Gli abitanti di Ulthar non potevano dar credito alle parole di un ragazzino, ed erano propensi a credere che la malvagia coppia avesse ucciso tutti i gatti con qualche sorta di misterioso incantesimo; ciò nonostante preferirono non affrontare il vecchio finché non lo avessero avuto a tiro fuori dal suo cortile buio e repellente.
E così Ulthar andò a dormire con la sua rabbia impotente, e quando all’alba si risvegliò — prodigio! Tutti i gatti erano ritornati al loro focolare domestico. Grossi e piccini, neri, grigi, tigrati, gialli e bianchi, non ne mancava neanche uno. A guardarli apparivano belli grassi e col pelo più lucido che mai, e tutti facevano le fusa manifestando gioia e soddisfazione.
I cittadini si confidarono il fatto a vicenda, non senza una buona dose di stupore. Il vecchio Kranon insistette nuovamente nella sua convinzione che a rapirli fossero stati i girovaghi dalla pelle scura, giacché non era mai successo che un gatto ritornasse vivo dalla casa del vecchio e di sua moglie. Tutti, però, concordavano su una cosa: il rifiuto dei gatti di mangiaré la loro porzione di carne o di bere la loro ciotola di latte era davvero strano. E per due giorni interi gli oziosi e lucidi gatti di Ulthar non vollero toccar cibo, ma soltanto sonnecchiare al sole o in casa davanti al caminetto.
Ci volle un’intera settimana perché gli abitanti di Ulthar notassero che al calar della sera nessuna luce brillava alle finestre della casupola in mezzo agli alberi. Allora il magro Nith osservò che nessuno aveva più visto il vegliardo e sua moglie dalla notte in cui erano scomparsi i gatti.
Passò un’altra settimana e fu allora che il califfo decise di vincere le sue paure e di recarsi alla dimora stranamente silenziosa, ottemperando al suo dovere. Nel farlo, però, agì con prudenza portando con sé Shang il fabbro e Thul il tagliapietre in qualità di testimoni. E quando buttarono giù la fragile porta, quel che trovarono fu esattamente questo: due scheletri umani sul pavimento minuziosamente spolpati e una quantità di strani scarafaggi che strisciavano negli angoli bui.
Ci fu un gran parlare tra la gente di Ulthar dopo questa scoperta. Zath, il medico, discusse a lungo con Nith, il magro notaio; e Kranon, Shang e Thul furono tempestati di domande. Persino il piccolo Atal, il figlio del locandiere, fu sottoposto a un serrato interrogatorio, e infine ricompensato con qualche dolciume. Si parlò del vecchio contadino e di sua moglie, della carovana di girovaghi dalla pelle scura, del piccolo Menes e del suo gattino nero, della preghiera di Menes e di come era apparso il cielo durante la preghiera, di come si erano comportati i gatti la notte della partenza della carovana e di ciò che successivamente fu scoperto nella casa sotto gli alberi fitti del cortile repellente.E fu così che infine gli abitanti della città promulgarono quella singolare legge di cui parlano i commercianti di Hatheg e discutono i viaggiatori di Nir, e cioè che nella città di Ulthar è vietato uccidere i gatti.

Add a cat!

Bonbon e Bubino sono su catbook, l'applicazione facebook per i nostri amici felini:

giovedì 29 dicembre 2011

La Gran Bretagna abolisce la quarantena

Una grande notizia per il nuovo anno: Londra ha finalmente deciso di abolire la quarantena di sei mesi per gli animali da compagnia, legge che era in vigore dall'800.
Non è più necessario imporre una quarantena di sei mesi agli animali da compagnia, grazie alle moderne vaccinazioni anti-rabbia e ad altri trattamenti. Gli animali dovranno semplicemente essere vaccinati contro la rabbia. Infatti resta obbligatorio un periodo di attesa di 21 giorni fra la vaccinazione e l'ingresso nel Regno Unito.
Il ministro dell'Ambiente Caroline Spelman ha dichiarato: "Il sistema di quarantena britannico era stato messo a punto nel XIX° secolo per combattere la rabbia ed è ampiamente superato dai progressi scientifici", ha sottolineato. "E' tempo di cambiare queste regole sorpassate che hanno creato seri problemi a generazioni di proprietari di animali di compagnia e a chi degli animali ne aveva bisogno nella quotidianità."

Finisce dunque per i proprietari di cani e gatti la quarantena di sei mesi a partire da un esame del sangue obbligatorio. L'esame del sangue e la quarantena spariscono per gli animali provenienti dall'Unione europea e da una serie di Paesi fra i quali Stati Uniti e Australia. Per altri Paesi come Brasile, India e Sudafrica restano obbligatori l'esame del sangue e una quarantena di tre mesi.

Basta botti

Non possiamo che sostenere questa campagna contro una tradizione stantia, idiota, inutilmente dispendiosa:

Il gatto e la volpe

Un incontro inaspettato:

domenica 25 dicembre 2011

Giorgio Bocca e i gatti

Di Giorgio Bocca, partigiano, scrittore e giornalista, ricorderemo qui il suo amore per i gatti.
Disse tra l'altro: "sono debitore ai miei gatti di rare beatitudini."


Come non condividere questo pensiero?

Intervistato da lettera43 lo scorso aprile, lo scrittore viene descritto "seduto nella penombra della sua elegante casa al centro di Milano, con un vecchio pc di fronte e centinaia di libri intorno, così tanti che sembra che il Novecento sia lì a guardarti, severo e polveroso, tutto stipato in quegli scaffali che sovrastano ogni cosa: i quadri, i tappeti, il gatto, finanche il silenzio."

Da "Il viaggiatore spaesato", scritto nel 1996, qualche riflessione sui suoi compagni felini:

Di noi uomini i gatti hanno capito molte cose, se non tutte: sanno, da millenni, che con noi non devono mai darsi, ma farsi sempre corteggiare, mai girarsi quando l'umano li chiama, ma strusciarsi sulle sue gambe quando non se lo aspetta perché gli sia ben chiaro che loro gatti fanno quel che vogliono e, se l'umano lascia un cotechino delle Langhe incustodito, in un lampo lo afferrano. Da millenni il patto è questo: convivono, afferrano, divorano ma senza ombra di pentimento e questo piace al masochismo dell'umano. Quando hanno fame ti guardano come se fossi la Madonna, imploranti e magnetici, ma una volta mangiato si allontanano lentamente, di traverso. Non chiamate, non si degnano ...

Mi vogliono bene i miei gatti? Difficile dirlo. Ti arrivano di un balzo sul petto e ci si insediano come la sfinge, per l'eternità. Sì, forse mi vogliono bene, ma sempre dopo i loro desideri e gli scatti e gli scarti di belva domestica, che vive con gli umani senza rinunciare a nulla della sua naturale innocente ferocia ...

Non c'è nulla che abbia deciso di fare che tu possa cambiargli in quella testa. A volte sembra che ti stia dicendo: tu umano sei un po' fanciullesco, tu pensi che non sia più completamente un gatto, che abbia ceduto all'accasamento, a questo cuscino, morbido e caldo, alle tue carezze, ai giochi con le noci rotolanti sul pavimento, ma se di colpo mi fermo a guardare ciò che tu non vedi sono ancora un fascio di nervi, di istinti, d'imprevedibile follia.


Grazie a http://mazluc.jimdo.com/ per le citazioni.
La foto con il gatto è tratta dalla galleria pubblicata dal Corriere della Sera per commemorare la morte di Bocca.

venerdì 23 dicembre 2011

Il micio bianco di Anitona

Anita Ekberg ha chiesto un sostegno economico alla Fondazione Fellini: “Sono rimasta sola e senza soldi, aiutatemi”.
L'ormai ottantenne protagonista de La dolce vita, ridotta a uno stato d'indigenza, risiede oggi in una clinica per lungodegenti vicino a Roma. Ha subito una frattura al femore e non è più autosufficiente. “Chiediamo alla Fondazione di voler condividere con altri benefattori la possibilità, anche modesta, di aiutare una brava attrice, veramente meritevole di ogni bene”, scrive il commercialista Massimo Morais, amministratore di sostegno della Ekberg.
La Fondazione Fellini di Rimini è però in grave crisi finanziaria, tanto da essere chiusa fino al 2012 per transizione societaria. La Ekberg aveva tempo fa dichiarato che non le era sufficiente la pensione ottenuta tramite la legge Bacchelli (che assegna un vitalizio straordinario fino a un massimo di 24.000 euro annui ad artisti di talento che si ritrovano in situazione di indigenza).
Qui la vediamo nella celeberrima scena della fontana, dove compare anche un tenero micetto:

lunedì 19 dicembre 2011

Mici-amici: Blu

Ecco un nuovo gatto della famiglia mici-amici. Si chiama Blu e aspettiamo che Mattia racconti la sua storia:

domenica 18 dicembre 2011

Il micio nero dell'Alpe di Siusi

Eccolo qui: nero nero in un panorama bianchissimo, con la sua gattaiola nel portone della stalla.


domenica 11 dicembre 2011

Daniel: un gatto con 26 dita

Su Repubblica video si parla del gatto Daniel, che ha 26 dita.
La polidattilia felina è ben nota: ne avevamo parlato qui, quando abbiamo raccontato dei gatti di Hemingway o meglio dei discendenti del suo Snowball (è quello bianco, nella foto in bianco e nero della galleria) di cui ha scritto lazampa.it

lunedì 5 dicembre 2011

Mapplethorpe, Smith e il gatto

Oggi, al Forma di Milano, ho visto la mostra di Mapplethorpe.
Tra le foto la famosa serie con Patty Smith. In una, un bel micio bianco e nero come la mia Piumina:

Tigri

Al Gandhi Zoo di Gwalior (India) sono nati qualche settimana fa due tigrotti:


La mamma è bianca. Mi par di capire che c'è, in questo zoo, un gruppo di tigri bianche:

mercoledì 30 novembre 2011

martedì 29 novembre 2011

Canzone per un gatto: Patty Smith

E' comparso sulla mia bacheca facebook, postato da mondogatto, questo video:


domenica 27 novembre 2011

MERCATINI DI NATALE ENPA MONZA

Acquisti benefici per i piccoli amici.
Tutti i weekend di dicembre (3-4, 10-11, 17-18 del mese) presso il gazebo ENPA in via Italia a Monza, di fronte alla libreria Feltrinelli, orario continuato dalle 9 alle 18.30.

venerdì 25 novembre 2011

Pulci e non solo

A San Donato Milanese, domenica 27 novembre Mercatino dell'usato con banchetto di Mondo Gatto San Donato che propone i suoi gadget.
Il mercatino si svolge dalle ore 7 del mattino fino alle 17 circa. Spesso i venditori tendono ad iniziare a smontare verso le 17, quindi conviene arrivare entro il primo pomeriggio per avere modo di visitarlo completamente.
A Pulci...e non solo troverai pizzi, merletti, mobili, fumetti, militaria, libri, dischi, oggettistica di ogni genere e tante cose curiose!
Partecipano ad ogni edizione circa 200 venditori divisi in maniera equa fra tipologia di prodotto offerta.


giovedì 24 novembre 2011

Catvertising

LA John St., un'agenzia di comunicazione di Toronto, ha una nuova sezione creativa alla produzione di video promozionali con gatti in qualità di attori protagonisti!




Se è vero che i video sui gatti sono i più cliccati del web, come i calendari sui gatti sono i più venduti, l'idea è vincente.

E' proprio così

Anche il vecchio Bonbon cerca di liberarsi dal fastidioso Bubino ladro di pappa e di cuccia:

martedì 22 novembre 2011

Gatti neri a Hollywood

Sempre in tema di cinema e di gatti neri, il fotografo di Life Ralph Crane documentò per il magazine un'audizione felina per gatti neri, a Hollywood.



Nell'ultima immagine, a destra, Vincent Price. Tutte le foto sul sito dei retronauti.

Charlotte e il gatto nero

Charlotte Rampling, attrice splendida e conturbante, è proprietaria di un grosso gatto nero che si chiama - incredibilmente - come il portiere di notte dell'omonimo e discusso film: Max.
Ho letto la notizia in un'intervista rilasciata in occasione dell'uscita del film The Look e, nonostante abbia cercato in rete un'immagine della leggendaria Charlotte con Max non ho trovato altro che foto dell'inquietante aguzzino nazista.

L'unico altro riferimento al gattone nero è in un'altra intervista di qualche anno fa, dove però il micio sembra chiamarsi Blackie:

... As she sits, the best-fed cat in France wanders in, jumps on her lap and seductively paws at Rampling like of one of her many screen lovers over the years.
"That's my pussycat," says the smitten owner. "It's Blackie. Ahhh Blackie." Then a declaration: "Cats are very important people." All this affection for an enormous black cat is not what you expect from an actress who is famous for bringing a sexy chill to so many films since Georgy Girl in 1966.


ENPA Monza: salvati 24 gatti

Un blitz che ha messo in salvo 24 gatti.
Dal sito dell'ENPA monzese:

Non erano i 44 gatti della famosa canzone ma “solo” 24 i protagonisti di una vicenda degna, in senso negativo, del Guinness dei Primati, perché l’intera famiglia felina era letteralmente ammassata in un bagno di due metri per due!
I gatti al centro di questo sconcertante episodio hanno visto, da una parte il Nucleo Giudiziario della Polizia Locale di Monza, una veterinaria dell’ASL di Monza e Brianza e gli operatori della sezione monzese dell’ENPA; dall’altra M.D.P., una sessantasettenne signora residente con il suo convivente in un bilocale di proprietà del Comune di Monza, situato presso la cascina Sant’Anastasia nel capoluogo brianzolo.

Questi i fatti: già da tempo l’ENPA era a conoscenza della discutibile gestione degli animali da parte della signora M., la quale nutriva da qualche tempo i gatti della colonia felina della cascina (tutti fin dal 2008 catturati, sterilizzati e rimessi in loco dall’ENPA). Gli operatori dell’ENPA già da diverso tempo cercavano di convincere la signora a permettere loro l’ingresso nell’appartamento al fine di poter verificare la situazione per poter sterilizzare anche gli animali che la stessa M.D.P. dichiarava di custodire all’interno, ricevendo perennemente un rifiuto.

Per motivi completamente diversi (una lite tra condomini a causa dello sciacquone rotto del bagno che scrosciava in continuazione), un vicino ha chiamato la Polizia Locale che, non potendo entrare nell’appartamento e avendo avuto “sentore” della presenza degli animali, ha così chiesto l’autorizzazione alla Procura della Repubblica. Il “blitz” è scattato venerdì 11 novembre, la mattina presto. Una volta riusciti a entrare nell’appartamento, lo scenario che si è presentato davanti ha lasciato tutti sconcertati: nel minuscolo bagno, con la finestra chiusa e praticamente al buio, alloggiavano ben 24 gatti, tra cui una mamma con tre micini di 15 giorni.

A questo punto gli agenti di Polizia Locale e il veterinario della ASL hanno urgentemente richiesto l’intervento dell’ENPA: alla chiamata hanno risposto Giorgio Riva, presidente della sezione monzese, e due operatori che sono arrivati con un mezzo attrezzato per poter effettuare il recupero dei gatti, reso anche necessario al fine di poter procedere alla disinfestazione e disinfestazione dei locali. L’operazione è durata circa un’ora e mezzo; i gatti, la maggior parte nati lì, erano fortunatamente domestici, un po’ spaventati ma tutto sommato in discrete condizioni.

Dopo essere stati sottoposti a sequestro giudiziario e affidati alla custodia dell’ENPA, i gatti si trovano ora nel gattile presso il canile intercomunale di via Buonarroti, gestito dall’ente stesso, dove, visitati dai veterinari dell’ENPA, sono stati sottoposti a trattamenti antiparassitari esteri ed interni e, in alcuni casi a cure specifiche per un principio di rinite. La Polizia Locale ha inoltrato nei confronti di M.D.P. e del suo convivente denuncia alla Procura della Repubblica per maltrattamento agli animali e per resistenza alla forza pubblica.
Con grande celerità, vista la situazione, in data 11/11/2011 il Procuratore della Repubblica Dott. Corrado Carnevali nella convalida del sequestro ha autorizzato l’affidamento all’ENPA dei gatti con l’autorizzazione al loro immediato affido in adozione.

Questo episodio conferma le aberranti situazioni cui può portare un’errata forma di amore per gli animali e sconcerta ancora di più il fatto che la signora abbia sempre rifiutato le ripetute offerte di aiuto da parte della Protezione Animali.

Purtroppo non sono situazioni così infrequenti tra le tutrici di colonie feline (questo il termine ufficiale per le gattare) e si verificano quando non si vuole accettare il fatto che il controllo delle nascite è l’unico mezzo per combattere efficacemente il randagismo e tenere numericamente sotto controllo la popolazione felina.

venerdì 11 novembre 2011

giovedì 10 novembre 2011

Il micio di reparto: gatti in ospedale

AIDAA propone il gatto di reparto.

Ecco la proposta: «Nei reparti di pediatria e nelle riabilitazioni potrebbe essere inserito (ovviamente dopo i determinati controlli e le autorizzazioni sanitarie necessarie) uno o più gatti che dovrebbero avere l'accesso libero sia nelle parti comuni che nelle stanze dei degenti in modo da creare una vera e propria simbiosi tra i degenti, il personale ed i pazienti, specialmente quelli a lungo degenza». Così si attiverebbe «una forma continua di pet-therapy ... molto utile sia in percorsi di riabilitazione sia per quanto riguarda l'umore dei bimbi costretti a lunghe degenze ospedaliere». Escludendo naturalmente i reparti chirurgici e di emergenza e urgenza e le rianimazioni.
Il presidente nazionale di AIDAA Lorenzo Croce ha dichiarato: «Il gatto di reparto è sicuramente una proposta innovativa che potrebbe lanciare un segnale positivo proprio a favore di quelle categorie di pazienti che sono soggetti a lunghi e a volte delicati ricoveri". E ancora: "abbiamo inviato una lettera ai direttori dei maggiori ospedali italiani e di quelli dove la pet-therapy è una pratica ormai consolidata. Se lo vorranno, siamo pronti a spiegare la proposta e a dare una mano per realizzare questa esperienza. Crediamo nella interazione uomo-animali, e siamo certi, anche sulla scorta di esperienze conosciute direttamente come quella dei cavalli in carcere, che la presenza di un gatto in reparto possa giovare molto all'umore dei pazienti, specialmente se si tratta di bambini o anziani soli, che provano piacere e si sentono appagati nel prendersi cura di un animale».

martedì 8 novembre 2011

La nanna





I gatti di Nicoletta

Nicoletta Costa disegna e scrive storie per bambini. Tra i suoi personaggi degli indimenticabili gatti:

Racconta Nicoletta: Fin da quando ero molto piccola adoro i gatti. Avevo un gatto bianco e nero molto grasso e molto dolce che si chiamava Birba e che mi è rimasto nel cuore. Nelle mie storie c’è quasi sempre un gatto che osserva sornione con i suoi occhi gialli. Ora, mentre scrivo dei miei gatti disegnati, il mio gatto Chagall, in carne ed ossa, si è seduto sulla tastiera e fa le fusa….

lunedì 31 ottobre 2011

Scale per gatti

Oggi ci siamo divertiti a guardare questi video. Anche in notturna!
E poi: incredibili trapezi per gatti.

giovedì 27 ottobre 2011

Jack is back


Il gatto Jack si era perso al JFK di New York il 25 agosto. La sua padrona, Karen Pascoe, era in partenza per la California. Aveva lasciato i suoi due mici al servizio bagagli dell'aeroporto ma l'American Airlines l'aveva contattata per dirle che uno dei gatti era sparito.

Finalmente oggi l'annuncio del ritrovamento:
“American Airlines is happy to announce that Jack the Cat has been found safe and well at JFK airport. American’s team of airport employees have been focused on the search effort since Jack escaped on August 25, 2011. Jack was found in the customs room and was immediately taken by team members to a local veterinarian. The vet has advised that Jack is doing well at present.”

Jack is bacK!


lunedì 24 ottobre 2011

Dal diario di Bonbon

Un nuovo amico:

Un gatto in RAI

Ieri sera, durante lo show della Littizzetto a Che tempo che fa, un gatto è comparso nello studio.
Qui c'è il video: è tutto lo show. Se volete sentire i commenti e vedere il gatto, andate a 4,17 e poi a 5,09. Un'altra intrusione felina a Che tempo che fa si può vedere su Facebook.

sabato 22 ottobre 2011

Nicolò Ammaniti

Un'interessante intervista a Nicolò Ammaniti che racconta della sua passione per gli animali.

Da Repubblica del 15 ottobre 2011, di DARIO CRESTO-DINA

Niccolò Ammaniti: "La mia vita con la famiglia animale"
Lo scrittore racconta la sua passione: "Sono cresciuto con barboncini, cocker e meticci. Ho avuto anche venti acquari, guardavo quelli invece della tv. Mi sono affrancato dalla famiglia quando a 23 anni ho scelto un quasi dalmata tutto per me"

QUANDO abbiamo cominciato a diventare genitori adottivi dei nostri animali, a mischiarci con loro e cercare una lingua comune alla faccia delle tesi sostenute da Aristotele e Descartes? Negli uffici romani dell'Einaudi, lo scrittore Niccolò Ammaniti sfoglia Charles Darwin. "Il cane è stato addomesticato in Europa molto prima di qualsivoglia documentazione storica. In Danimarca, tra resti di pasto risalenti al neolitico, o età della pietra nuova, sono state rinvenute ossa di canide e Steenstrup ha ingegnosamente arguito che appartenevano a un cane domestico, poiché gran parte delle ossa di uccelli conservate tra gli avanzi consiste di ossa lunghe e sappiamo per esperienza che i cani non possono divorarle". Se questa deve essere la risposta, si tratta di circa ottomila anni fa, anche se allora ci accomunava più di adesso anche la ferocia.
Ammaniti è cresciuto tra gli animali, li ha messi nei suoi romanzi assegnando a molti personaggi caratteri ferini, li ha educati e si è fatto educare da loro. "È una esperienza esaltante scoprire la loro intelligenza e il meraviglioso sforzo di volontà a cui si sottopongono per capire il carattere e la lingua dell'uomo. La loro ipersensibilità è direttamente collegata ai nostri sensi di colpa".
Oggi, se osserva da qualche metro di distanza il proprio autoritratto, è soddisfatto del risultato, e le sue care bestie sembrano esserlo altrettanto. "Avevo due anni quando in casa arrivò Teo, un cocker, poifu la volta del barboncino Piggy e con il tempo si è avvicendata una lunga lista di meticci, quelli che chiamiamo bastardi, alcuni trovati in strada, altri salvati dalla tristezza di qualche gabbia. Posso dire di essermi davvero affrancato dalla famiglia solo quando ho preso un cane tutto mio. Lo scelsi al canile, era una femmina che da lontano assomigliava a un dalmata ma credo fosse il frutto dell'incrocio tra uno spinone e una razza argentina. La chiamai Zoe. Avevo ventitré anni, s'iniziò la mia vita e cominciai a scrivere".
La stagione da cannibale e i racconti raccolti in Fango lo portarono a attraversare l'Italia e se stesso. Gli occhi di Zoe furono il suo specchio, un'affilata coscienza superficiale che scodinzolava con la lingua a penzoloni. "Viaggiavo con lei dentro l'anarchia della giovinezza, a volte bevevo, smarrivo la lucidità, tornavo a notte tarda in casa o in albergo e trovavo il suo sguardo smarrito, dolente, oppure di rimprovero. Avevo smantellato le sue abitudini, le sue certezze, forse persino la fiducia che fino ad allora aveva riposto nel suo padrone. La portai da mia madre e le dissi: tienila qualche tempo con te. Mi rispose: no, da questo momento è mia".
Il saggio di Darwin, che è considerato una delle sue tre opere maggiori insieme con l'Origine della specie e l'Origine dell'uomo, si intitola La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico. Oggi il titolo andrebbe capovolto per raccontare la variazione dell'uomo allo stato domestico provocata dalla sua convivenza con gli animali.
Il 41,7 per cento degli italiani ha un animale in casa, di questi il 48 per cento possiede un cane e il 33,4 per cento un gatto. Il 4,9 per cento nutre pesci, il 4,1 uccelli, il 2,1 conigli, l'1,6 criceti e lo 0,8 rettili. L'87 per cento prova nei loro confronti solo sentimenti positivi e oltre il 31 per cento li sente alla stessa stregua di un amico se non di un familiare.
Notizie dal mondo dell'ultima settimana: negli Stati Uniti un numero sempre maggiore di persone pretende di dire addio al proprio cane o gatto in casa e non in una clinica veterinaria; a Berlino si registra il boom delle pensioni per cani che offrono filastrocche e ninne nanne per far addormentare felici gli ospiti lasciati a caro prezzo dai padroni partiti per (brevi) vacanze; in Svizzera un popolare marchio di cibi per animali ha lanciato uno spot tivù con suoni ad alta frequenza per catturare dallo schermo l'attenzione diretta del cane che abbaiando e alzandosi sulle zampe posteriori dovrebbe "comandare" il suo papà umano all'acquisto.
Niccolò Ammaniti, che ha studiato scienze biologiche, anatomia comparata, etologia e zoologia, nel rapporto con i suoi compagni ha conservato invece un atteggiamento laico confortato da letture giovanili che vanno da Jack London alla Collina dei conigli di Richard Adams e La mia famiglia e altri animali di Gerald Durrel.
che, come tra gli esseri umani, anche tra l'uomo e l'animale ci sono misteri che devono perdurare: "È la natura a volere così. Credo che i cani abbiano un linguaggio e una predisposizione sociale che permette loro di vivere accanto a noi, ma nello stesso tempo debbano mantenere qualcosa di selvaggio, perché è ciò che li distingue da noi e ci aiuta reciprocamente a misurare le giuste distanze. Qualcosa di Zanna Bianca, i denti bianchi sguainati mi sono sempre piaciuti. Poi mi commuove in loro l'attitudine alla felicità e all'amore che in fondo sono particelle dell'anima. Ho sempre patito con largo anticipo la morte dei miei cani proprio perché vedo nella fine la perdita di un'armonia comune e quasi celeste che mi ottenebra. Sono così turbato da questa prospettiva da aggirarmi su Internet per leggere tutto ciò che trovo sulle tecniche di clonazione".
Il dolore è conoscenza. Ammaniti ne è consapevole. Quand'era ragazzo studiava i pesci, il suo primo romanzo fu Branchie, snocciolava a memoria i nomi di tutte le specie d'acqua dolce. "Avevo venti acquari, alcuni da seicento litri, vivevo dentro una stanza d'acqua. Invece di guardare la televisione come i miei coetanei, io guardavo gli acquari. I pesci erano tutti diversi, metterli assieme era come inserire i personaggi nella trama di un libro di fantascienza o in un poliziesco. Se sbagliavi ci scappava il morto". Oggi i pesci sono rimasti in una grande vasca della campagna toscana. Nella casa di Roma ci sono invece un levriero whippet e un bouledogue francese. Twiggy e Eva, donne, pardon, femmine. La metafora di Don Quichote, il magro e il tondo. Viaggiano con la famiglia, ovunque si vada. "A volte mi guardano pieni di gioia, altre con sospetto. Spesso sono felici, a volte tremano di paura. Scorre nel loro sangue la ricchezza degli umili".

domenica 16 ottobre 2011

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