Una ricerca del 1997 ha rivelato che in Gran Bretagna la media di prede catturate da un gatto in sei mesi è di 11 animali uccisi tra topi, uccelli, rane etc). E se in UK ci sono 9 milioni di gatti avremmo 9.000.000x11x2=19.800.000 prede non catturate in un anno. E' facile immaginare che in assenza di predatori i topi si moltiplicherebbero e provocherebbero un'enorme pressione predatoria su altre specie, come per esempio gli uccelli di cui predano le uova. Contemporaneamente ci si può aspettare che aumentino gli altri predatori non-gatti.
Già Darwin aveva compreso gli effetti a catena di una specie sull'altra. Aveva osservato come la maggiore diffusione di trifoglio pratense in alcune zone dell'Inghilterra potesse essere legata alla presenza dei gatti, noti cacciatori di topi, i quali a loro volta distruggevano i nidi dei bombi, principali impollinatori del trifoglio. Insomma, + gatti = - topi, - topi = + bombi e + bombi = + trifoglio. E non solo la densità dei bombi dipende dalla densità dei topi che a sua volta dipende da quella dei gatti: dal momento che l’abbondanza del trifoglio favorisce la crescita del bestiame e che la carne di bue dà vigore alla popolazione inglese ed in particolare ai suoi soldati, è ai gatti che dobbiamo successi militari della Gran Bretagna.
Per tornare al lavoro di Beck, non trascuriamo l'impatto emotivo della sparizione di tutti i felini: negli USA il 38% della popolazione ha un cane, contro il 34% che possiede un gatto (ma spesso i proprietari di gatti ne hanno più di uno)!
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