venerdì 27 dicembre 2013

Il caso Barbara Balanzoni

10 maggio 2012.
Agata è la gatta della base italiana in Kosovo. Miagola disperata perché non riesce a partorire i suoi cuccioli. L’ufficiale medico Barbara Balanzoni la salva. Il medico riservista - trentanove anni, bolognese - è indagata per quel gesto pietoso e il 7 febbraio 2014 sarà processata dal Tribunale militare di Roma.
Il ministero della Difesa precisa che le imputazioni contestate riguardano i reati di “diffamazione e ingiuria aggravata e continuata” nei confronti di inferiori gerarchici, e che non risultano altri addebiti contestati alla militare, di qualsivoglia natura.

Barbara aveva disobbedito al divieto del comandante della Base, di avvicinare o farsi avvicinare da animali selvatici, randagi o incustoditi. La dottoressa era stata graffiata dalla gatta, e si sarebbe fatta  accompagnare all’ospedale di Prizren per il vaccino antirabbico.

Foto Huffington Post
La Balanzoni, dopo il Kosovo, è tornata al suo lavoro di anestesista rianimatore all’ospedale di Massa Carrara. Ha dichiarato: "Sto vivendo un incubo. Spero che la giustizia faccia presto il suo corso e che vengano presi gli opportuni provvedimenti contro chi mi ha reso impossibile la vita alla Base portandomi alla sbarra".
Secondo il magistrato la dottoressa"ha offeso il prestigio, l’onore e la dignità di un maresciallo proferendo le seguenti parole: Com’è possibile che l’esercito mandi all’estero un mentecatto e truffatore come lui?”. Secondo la Balanzoni, invece, i militari maschi non erano abituati a prendere ordini da un ufficiale donna che non andava alle loro cene, dove peraltro scorrevano fiumi di alcol. "Non partecipavo per il fatto che non avevo molto da dire e preferivo starmene nella mia cameretta a studiare (per prendere una seconda laurea in Giurisprudenza, ndr). Ho fatto il Kosovo con il codice penale sulla sedia". Le argomentazioni sono state raccolte in una memoria difensiva e sostenute anche dall’ENPA che ha promosso una petizione firmata da 10mila persone in poco più di 24 ore.
La senatrice Silvana Amati ha presentato un'interrogazione parlamentare al Ministro della Difesa, Mario Mauro: "Si chiede di sapere se il Ministro della Difesa non ritenga piuttosto di sostenere l'operato della dottoressa Balanzoni anche in osservanza all'adesione dell'Italia e quindi del Governo al Trattato di Lisbona che all'articolo 13 definisce gli animali come esseri senzienti e riconoscendo altresì il valore dell'operato svolto dalla Balanzoni che ha contribuito a dare rilievo all’azione e all'immagine dell’Esercito Italiano quale ambasciatore di pace nelle missioni internazionali".

Al Ministro Mauro si è rivolta anche la presidente dell'ENPA Carla Rocchi con una lettera aperta chiedendo un suo personale intervento. "E' inconcepibile che un'azione così alta e nobile e di così elevato valore etico possa essere oggetto di punizione" ha dichiarato la Rocchi.
E' stato anche sottolineato che la dottoressa Balanzoni nel 2012 aveva messo in contatto l'Esercito italiano e l'ENPA facendo sì che fossero portati in Italia undici cani dal Kosovo e due dall’Afghanistan.

L'ENPA ha inoltre promosso sulla piattaforma Firmiamo.it una petizione online con cui si sollecita un intervento a favore della dottoressa e che può essere firmata a questo indirizzo: http://firmiamo.it/sig--ministro-salvi-il-medico-amico-degli-animali.

Seguiremo la vicenda di Barbara, che il 23 dicembreha scritto sull'Huffington Post:

Ancora grazie, come si può immaginare è stata una giornata molto intensa. Ho cercato di ringraziare tutti personalmente ma non ce l'ho fatta. Io spero che questa vicenda venga affrontata con la serietà che merita e che si voglia arrivare a capire ogni suo aspetto . rinnovo un particolare grazie ai militari che mi hanno dato sostegno, so quanto faccia soffrire leggere una storia dai contorni così paradossali perché permette facili generalizzazioni. sarà mia cura in ogni sede a cominciare da questa specificare che non si sta parlando dell'EI ma di singole persone e singole vicende accadute in una singola missione. Da Ufficiale di complemento mi sento parte di un mondo, quello militare, e mai me ne sono sentita parte come da quando è iniziata questa vicenda processuale. E anche se non so che accadrà sentirò sempre di farne parte perché mi ha dato tanto. Anche dolore si, anche umiliazione, ma anche altro che è buono e che vale. Mi porto dentro un mare di belle emozioni e ricordi, pur in una missione che mi è stata difficile. come nel mondo civile anche quello militare è fatto di persone. Mi fa molto soffrire pensare che una Istituzione che vale stia per forza di cose subendo un danno causato dal comportamento di pochi suoi elementi. NON VOGLIO QUESTO. buonanotte e un abbraccio

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